Feb 14
Profonda crisi del consolidato paradigma organizzativo delle aziende.
Ne ho la prova …
Non posso postare perché Splinder è off line e quindi mi sto scrivendo una notarella su un banale file word per poi scaricarla successivamente.
E’ tardi, è circa la una di notte e sono davanti ad un video che sto seguendo un operazione di chirurgia eseguita da un team di specialisti che operano in remoto il paziente. Ognuno è alla propria postazione; … qualche metro l’uno dall’altro, forse qualche decina di metri l’uno dall’altro, forse qualche kilometro l’uno dall’altro, forse molti kilometri l’uno dall’altro; eppure lavorano insieme. Lavorano anche bene: sanno quale è l’obbiettivo, ognuno fa (“chi si occupa di db4 ? vado io …), le informazioni girano, tutto procede.. E’ un team affiatato che sa scherzare (“vi ho fregato a tutti e tre! e pingo pure l’interfaccia interna !”) anche quando gli occhi sono stanchi. Le difficoltà non mancano (“… che delirio”) ma per fortuna sono esterne alle dinamiche del Team.
Non avevo mai assistito ad un reale caso di gestione di attività da parte di un Team sparso che lavora in remoto.
Quello che capita nelle belle e blasonate società che conosco è il contrario: sono tutti nello stesso stanzone ma, sostanzialmente, ognuno gioca per sè. Che ci sia un paziente o meno non importa, che ci lasci le penne, non conta. Il vero tema centrale è che l’organizzazione che mi paga lo stipendio mi consente di perseguire i miei obbiettivi personali e quindi io lo faccio perché tanto lo fanno tutti. Chissenefrega di tutto, chissenefrega di tutti. Il mio grande potenziale lo dedico a quello che c’è fuori dall’organizzazione; solo lì spendo il mio tempo e le mie emozioni.
Così si sono ridotte le Società tutte. Non riescono a conoscere chi lavora per loro, le potenzialità, le aspirazioni, le motivazioni, i valori, le competenze, etc. Il Signor Società non esiste e tutto gira in tondo fino a quando ti ritorna sulla scrivania: è la profonda crisi del consolidato paradigma organizzativo delle aziende.
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Questa sera io ho osservato da Milano, il team era sparso nel Nord Italia, il paziente in Canada con medici in loco che di volta in volta tagliavano e cucivano. Tutti connessi ad Internet erano aggregati in diverse virtual room a tema (tipo anestesia, farmaci, assistenza chirurgo, etc) dove condividevano passo per passo il da farsi. Grazie ad Internet, a qualche parola di inglese ed ad un banale pachetto di instant messaging questo team ha lavorato. Bravi, bravi bravi !!!
Virtuosi della tecnologia che appena possibile “pingano” alle due di notte ? Non proprio, gente che ha forse capito che esiste un modo diverso di lavorare, e non si tratta solo di tecnologia, è questione di testa, è questione di valori, è questione di vision.
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Intervento quasi finito; il paziente si sta svegliando; posso postare il messaggio.
I miei complimenti a tutti; io ho potuto solo osservare …. ma in fondo c’ero !
RLJ
stai facendo “training on the job”. Bene. Cambiare il modo di vedere le cose richiede un po’ di tempo. Poi quando ci riesci ti dici: ma posso mai tornare a lavorare come prima? 🙂
corretto … talora però si è troppo avanti e la gente non capisce e quindi non è in grado di capire il “valore” di quello che hai/fai. Alla fine il mondo è fatto da molti che sono behind ma fanno girare l’economia, le finanze, la politica, etc. ;-(
… questa la vera verità !! 😉
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